Si tratta in effetti di una nuova tecnica di ablazione più precisa e sicura, soprattutto per la tachicardia da rientro nodale, la più frequente tra le tachicardie nei bambini.

Tale tecnica è stata messa a punto in ambito pediatrico con l’aiuto di un nuovo sistema di mappaggio del voltaggio elettrico del cuore tridimensionale, in grado di identificare con colori ben definiti l’area su cui intervenire.

La tachicardia da rientro nodale

La tachicardia da rientro nel nodo atrio-ventricolare è una delle più frequenti tachicardie del bambino. È un disturbo del ritmo cardiaco che produce un’accelerazione improvvisa del battito.

Nella norma la contrazione dei ventricoli del cuore che determina il pompaggio del sangue, è attivata da un gruppo di cellule specializzate che emette impulsi elettrici. Questi impulsi vengono trasmessi ai ventricoli attraverso un “filo” di cellule chiamato nodo atrio-ventricolare.

La tachicardia da rientro nodale è caratterizzata dalla presenza di una doppia via di conduzione elettrica atrio-ventricolare: una lenta e una veloce. L’anomalia porta al possibile innesco di un cortocircuito (rientro) tra le due vie, che determina un improvviso aumento della frequenza cardiaca, tanto più rapido quanto più veloce è il cortocircuito. Di conseguenza il bambino può avvertire palpitazione veloce e/o sintomi di vertigine fino alla sincope.

 

L’ ablazione transcatetere con radiofrequenza

Questa alterazione del ritmo cardiaco viene eliminata in genere, sia nell’adulto che nel bambino, con le tecniche di ablazione transcatetere con radiofrequenza. Una corrente elettrica ad alta frequenza (500 KHZ) e a bassa energia viene erogata nell’area critica del cuore attraverso un catetere intracardiaco. La corrente induce un aumento di temperatura del tessuto nel punto di contatto determinando la necrosi della parte malata, cioè la sua distruzione.

La difficoltà risiede soprattutto nella necessità di individuare con assoluta precisione il segnale elettrico della “via lenta”, dove intervenire con la necrosi a caldo, ed evitare il rischio di complicanze. Tali complicanze, seppur rare, sono dovute alla vicinanza di tale “via lenta” al normale sistema di conduzione cardiaco, condizione che comporta un rischio di lesione di tale sistema se non si è particolarmente accorti e precisi.

 

Il sistema di mappaggio elettroanatomico

I ricercatori si sono adoperati per eliminare i rischi di questo tipo di ablazione mettendo a punto una nuova tecnica di mappaggio del voltaggio elettrico del cuore in 3D. Un catetere segue la superficie interna del cuore mappando punto per punto sia il profilo anatomico che quello elettrico.

La mappa colora in rosso le aree di basso voltaggio e in giallo, azzurro e blu quelle di voltaggio progressivamente più elevate fino alla condizione di normalità caratterizzata dal colore viola. In questo modo, grazie ai colori, è possibile visualizzare con chiarezza la via di conduzione lenta come un’area ben delineata di basso voltaggio.

Con questa tecnica l’ approccio ablativo è diventato molto più efficace e sicuro. Mentre prima era solo il segnale elettrico a guidare la mano del medico, adesso la mappa del voltaggio in 3D consente di centrare il bersaglio con sicurezza, realizzando delle ablazioni più precise perché mirate sulla zona malata.

Inoltre, per ridurre ancora di più i rischi ablativi è la crioenergia o energia “fredda”, che è più sicura perché è più dosabile della radiofrequenza. In questo caso, infatti, l’ablazione viene determinata con il raffreddamento progressivo della zona malata fino alla necrosi per congelamento ed è possibile monitorare gli effetti progressivi della procedura così da sospenderla prima di determinare un danno permanente.

 

a cura del dott. Andrea Antonio Papa