Lo scompenso cardiaco non è una singola patologia, ma una sindrome clinica determinata dall’incapacità del cuore di soddisfare le richieste metaboliche dell’organismo.

In altre parole, tale condizione patologica si manifesta quando il muscolo cardiaco non è più in grado di pompare una quantità sufficiente di sangue ossigenato agli organi e ai tessuti periferici, determinando danno da ipossia a carico di questi ultimi oltre che affaticamento e ridotta tolleranza allo sforzo fisico. Altro potenziale rischio è l’accumulo di liquidi in eccesso a livello polmonare e/o in periferia con comparsa di affanno (dispnea), edema polmonare, gonfiore agli arti inferiori e ascite.

Numerose sono le condizioni patologiche potenzialmente causa di scompenso cardiaco, la più frequente delle quali, nel mondo occidentale, è l’infarto acuto del miocardio. Si stima che questa sindrome interessi circa 600000 persone in Italia, con una prevalenza che aumenta con l’età, arrivando a colpire oltre il 10% degli individui con più di 65 anni. Inoltre rappresenta la principale causa di ospedalizzazione in questa fascia di popolazione.

La storia naturale dei pazienti scompensati è caratterizzata da fasi di stabilità intervallate a fasi di peggioramento clinico (riacutizzazioni dello scompenso) che possono richiedere una gestione ospedaliera e che accelerano il decorso della patologia. Prevenire tali riacutizzazioni è uno degli obiettivi principali da perseguire per migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti.

Tradizionalmente, per identificare un peggioramento dello scompenso cardiaco, i medici si basano sulla valutazione di markers clinici come l’aumento del peso corporeo, variazioni della frequenza cardiaca o della pressione arteriosa sistemica, l’aumento della dispnea, ecc…

Tuttavia, tutte queste alterazioni si manifestano tardivamente, lasciando poco tempo per intervenire prima che l’ospedalizzazione diventi necessaria.

 

Sistema CardioMEMS HF: come funziona e quali sono i vantaggi che apporta

Il sistema CardioMEMS HF è un sensore in miniatura, delle dimensioni di una monetina (lunghezza 15 mm, larghezza 3.5 mm e spessore 2 mm), risonanza magnetica compatibile, impiantato in un ramo dell’arteria polmonare in maniera non invasiva con lo scopo di monitorare la pressione arteriosa polmonare e la frequenza cardiaca. Queste ultime sono utili parametri da valutare nel paziente scompensato:

  • La pressione arteriosa polmonare inizia ad aumentare da settimane a mesi prima che si manifestino i segni e i sintomi clinici della riacutizzazione. Infatti, nel momento in cui si iniziano ad accumulare liquidi a livello polmonare per l’incapacità del cuore di accogliere il sangue proveniente dalle vene polmonari, la pressione nelle arterie di questo distretto aumenta. Pertanto la pressione arteriosa polmonare è un indicatore surrogato di ritenzione di fluidi a livello polmonare.
  • La frequenza cardiaca aumenta per compensare la ridotta gittata cardiaca (riduzione della capacità del cuore di pompare sangue in circolo).

I dati raccolti dal dispositivo vengono inviati a un network (Merlin.net) dove il medico può valutarli e, nel caso lo ritenesse opportuno, intervenire apportando modifiche terapeutiche per prevenire manifestazioni cliniche della riacutizzazione dello scompenso ed evitare, in tal modo, l’ospedalizzazione del paziente.

Attraverso questa piattaforma si possono settare delle soglie paziente-specifiche che consentono una personalizzazione, nonché un’ottimizzazione delle cure.

Inoltre, nei pazienti portatori di dispositivi elettronici impiantabili (ad esempio i Pacemaker), Merlin.net integra i dati forniti da CardioMEMS con quelli raccolti dal Pacemaker come:

  • Tempo giornaliero trascorso in fibrillazione atriale
  • Percentuale di pacing giornaliera
  • Attività fisica del paziente
  • Frequenza cardiaca diurna e notturna
  • Variabilità circadiana della frequenza cardiaca
  • Eventi aritmici
  • Impedenza toracica

Tutti questi dati forniscono informazioni sempre più accurate al medico e permettono di predire con sempre più precisione e anticipo un evento di riacutizzazione di scompenso cardiaco, consentendo di ottimizzare la terapia medica, rallentare la progressione della malattia, prevenire le ospedalizzazioni e le re-ospedalizzazioni, monitorare anche i pazienti che hanno difficoltà a spostarsi e a raggiungere ospedali e ambulatori medici.

Il dispositivo ha dimostrato in diversi studi clinici di ridurre la mortalità e le re-ospedalizzazioni per scompenso cardiaco oltre che migliorare la qualità di vita.

 

Chi può beneficiarne

Il suo utilizzo al momento è indicato nei pazienti con scompenso cardiaco in classe NYHA II e III (dispnea per sforzi moderati e lievi rispettivamente) con:

  • almeno un’ospedalizzazione per scompenso negli ultimi 12 mesi e/o
  • elevati livelli di BNP o NT-proBNP (molecola che si dosa nel sangue periferico, i cui livelli si elevano nel paziente scompensato).

Dal momento che dopo il suo impianto è necessaria una duplice terapia con farmaci antiaggreganti o con anticoagulanti per 1 mese, è controindicato nei pazienti che non possono essere sottoposti alla suddetta terapia farmacologica.

 

Tecnica di impianto

L’impianto del dispositivo richiede in media 15-20 minuti e avviene per via percutanea, senza necessità di un intervento chirurgico.

Infatti è sufficiente un accesso venoso che, nella maggior parte dei casi è rappresentato dalla vena femorale destra e, meno frequentemente, dalla vena giugulare interna. Prima di posizionare CardioMEMS in arteria polmonare è necessario eseguire un cateterismo cardiaco destro per misurare le pressioni arteriose polmonari, le pressioni intracardiache, le resistenze vascolari polmonari e la gittata cardiaca.

Fatto ciò, con l’aiuto della fluoroscopia si individua la posizione ottimale per rilasciare il dispositivo. Questa di solito è rappresentata da un ramo dell’arteria polmonare sinistra con un diametro di almeno 7-11 mm.

Diversi studi clinici riportano un tasso di complicanze correlate all’intervento molto basso (circa 1%), tra cui sanguinamenti (epistassi ed emottisi), ematomi nel sito di accesso e complicanze tromboemboliche polmonari per sospensione prematura della terapia anticoagulante.

Ancor più rara, inoltre, la percentuale di malfunzionamento del dispositivo riportata. Nel complesso i rischi sono comparabili a quelli del cateterismo cardiaco destro e minori rispetto all’impianto di altri dispositivi come Pacemaker e Defibrillatori.

 

Conclusioni

L’utilizzo del sistema CardioMEMS HF offre la possibilità di avere notizie real-time dei cambiamenti emodinamici dei pazienti consentendo una gestione proattiva con un approccio terapeutico personalizzato e tempestivo.

Questo spiega i significativi benefici, riscontrati in diversi studi clinici, nella gestione a lungo termine dei pazienti con scompenso cardiaco, a fronte di una tecnica di impianto minimamente invasiva e con basso rischio di complicanze.

Il suo utilizzo nella pratica clinica è stato approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) ed è raccomandato dalle Linee Guida della Società Europea di Cardiologia (ESC).

 

a cura del dott. Giovanni Papaccioli