Definizione

L’ipertensione arteriosa è quella condizione patologica caratterizzata da un anomalo e costante incremento dei valori pressori sistolici e/o diastolici (definiti “pressione minima e massima”). 

È il più comune e frequente fattore di rischio cardiovascolare e per tale motivo la prevenzione e il trattamento di tale condizione meritano una particolare attenzione da parte della categoria medica e dei pazienti stessi. 

Epidemiologia

Si stima che circa il 20% della popolazione adulta nei paesi industrializzati soffra di questa condizione (1 persona su 5). Ovviamente tale proporzione aumenta progressivamente con l’aumentare dell’età.

Colpisce più frequentemente il sesso maschile anche se nel periodo postmenopausale le donne iniziano a manifestare un rischio sovrapponibile a quello maschile. 

Che cos’è la pressione arteriosa e quando possiamo parlare di ipertensione?

La pressione arteriosa sistemica è la forza che esercita il cuore (pompa cardiaca) contro le pareti dell’aorta (che è il vaso principale che porta il sangue a tutto l’organismo). Va distinta dalla pressione polmonare che è invece quella che porta il sangue verso i polmoni per lo scambio di ossigeno.

La pressione sistemica è determinata da vari fattori come: 

  • il volume di sangue circolante, 
  • la forza contrattile del cuore, 
  • l’elasticità dell’aorta, 
  • le resistenze periferiche e altri parametri sistemici propri di ogni individuo. 

In condizioni fisiologiche ogni individuo ha un suo caratteristico profilo pressorio che deve essere sufficiente a garantire la perfusione corretta di tutti gli organi. Immaginate tutto il sistema vascolare come un impianto idraulico di casa e il cuore come pompa/motore. Se la pressione del motore sarà bassa potremo avere una riduzione di flusso nelle stanze più lontane ma normale funzione (ipotensione), mentre in caso di  pressione alta si potrebbero verificare seri danni alle stanze più importanti e più vicine al motore (ipertensione). È proprio quello che dobbiamo pensare per ipertensione arteriosa ed ipotensione

L’ipotensione quando non secondaria a problemi organici non è quasi mai un problema per la salute ma può determinare soltanto una sintomatologia di debolezza (astenia), riduzione della capacità ad eseguire  sforzi fsici fino ,nei casi più estremi, alla sincope (svenimento). 

L’ipertensione arteriosa invece determina a lungo andare delle modifiche strutturali delle pareti vasali, dapprima rendendole meno elastiche e poi a lungo andare sfiancate. Tali modifiche possono determinare da lievi a serie disfunzioni in vari organi ed apparati oltre ad essere un fattore predisponenente per l’aterosclerosi.

 

Quando si parla di ipertensione arteriosa?

La pressione arteriosa sanguigna si misura in millimetri di mercurio (mmHg). Abbiamo dedicato una sezione a parte per le tecniche e le apparecchiature per una corretta misurazione di pressione in quanto rappresenta un punto fondamentale per fare diagnosi.

Cause

Dividiamo due forme di ipertensione: secondaria ed essenziale.

L’ipertensione secondaria è definita quella condizione in cui l’aumento della pressione è soltanto un segno di un’altra patologia di altro organo e/o apparato. Esempi classici sono la tiroide, la stenosi dell’arteria renale, sindromi che determinano aumento di cortisolo, alterazioni degli ormoni sessuali etc. 

L’ipertensione si definisce essenziale o primitiva invece quando non si riscontrano cause di altri organi e/o apparati. Pur se la causa è fondamentalmente ignota, è chiaro che molti fattori la influenzano: familiarità, fumo di sigaretta, obesità, rigidità vasale, alimentazione scorretta, vita sedentaria etc. Ecco perché soprattutto in queste forme, la prevenzione sia primaria che secondaria con le norme comportamentali e dietetico alimentari deve sempre essere messa in atto dai pazienti. 

Sulla base dei valori dividiamo diversi stadi come riportato dalla tabella sottostante ed esemplificati per i pazienti ma tratti dalle attuali linee guida.

 

Cosa  fare a seconda della propria condizione di pressione arteriosa

Lo schema simpaticamente riflette quelle che sono le raccomandazioni per i valori pressori che il paziente può riscontrare occasionalmente. Il concetto che deve rimanere è che la pressione va seguita periodicamente e il singolo riscontro di pressione elevata non deve spaventare il paziente ma lo deve rendere più attento sulle norme comportamentali, sul controllo dei fattori di rischio cardiovascolari, sulla dieta e sul controllo più stretto dei valori pressori. 

L’agitazione che riscontriamo nei pazienti che controllano la pressione e riscontrano valori solo lievemente alti non è pertanto assolutamente utile anzi può risultare dannosa e spesso determina un ulteriore incremento dei parametri pressori. Questi, infatti, sono influenzati dagli stati dell’umore e dagli ormoni che vengono secreti in queste situazioni dell’organismo (vedi adrenalina). 

Solo in caso di crisi ipertensiva o di particolare sintomatologia il paziente deve ricorrere in tempi brevi ad un consulto presso un presidio medico per utilizzare farmaci atti a ridurre in modo rapido la pressione. 

In tutti gli altri casi va impostata una terapia solo dopo aver effettuato una consulenza cardiologica, un diario pressorio corretto, esami ematochimici ed eventuali valutazioni strumentali. Questo perché le possibilità terapeutiche di trattamento dell’ipertensione sono tantissime e ogni paziente potrebbe beneficiare in modo differente dell’uno o dell’altro farmaco. Inoltre la consulenza specialistica è consigliata per escludere quelle forme, seppur molto rare, di ipertensione secondaria. 

Quali esami diagnostici sono utili

Gli esami ematochimici, rappresentano un punto cardine per escludere forme secondarie ed eventuali danni d’organo (soprattutto renale) legati alla condizione di ipertensione .

L’elettrocardiogramma permette di vedere, in alcuni casi, i segni di ipertrofia miocardica che è un segno tipico dei pazienti ipertesi, in quanto il cuore che è sottoposto ad un sovraccarico di pressione risponde in un primo momento ispessendo le proprie pareti e determinando quella situazione impropriamente definita spesso dai pazienti di “cuore ingrossato”.

L’ecocolordoppler cardiaco: permette di vedere con chiarezza i segni dell’ipertensione arteriosa e del danno d’organo cardiaco che essa comporta. Vanno valutati come spiegato prima gli spessori parietali, le dimensioni dell’atrio sinistro, dell’aorta ascendente e la funzione diastolica. Tutti segni più o meno diretti dell’incremento cronico pressorio che possono spingere più o meno il cardiologo ad impostare una terapia.

L’holter pressorio delle 24 h: questo esame può avere una utilità per ricercare profili particolari di ipertensione ma non deve essere considerato sostituto di un corretto diario pressorio giornaliero che meglio caratterizza il profilo del paziente se effettuato correttamente. 

Il test ergometrico: da prendere in considerazione per valutare la risposta alla terapia ed il  carico ottimale di lavoro del paziente. 

 

Come fare prevenzione dell’ipertensione arteriosa?

Per la prevenzione risultano fondamentali rimedi naturali, ossia le norme comportamentali e dietetico alimentari ((ai quali sarà dedicata anche una sezione specifica), atte a limitare il più possibile lo sviluppo dell’ipertensione. Siccome la rigidità vascolare è alla base del meccanismo della pressione alta, tutti quei fattori che la determinano anche secondariamente tramite l’aterosclerosi dovrebbero essere aboliti. 

L’astensione dal fumo di sigaretta è il passo iniziale, riduzione di colesterolo, trigliceridi e glicemia sono quelli immediatamente successivi. Sono tantissimi gli studi che correlano una dieta iposodica (con poco sale) con una riduzione rilevante dei valori pressori ma è importante ricordare ai pazienti che il sale non è solo quello che noi utilizziamo fisicamente per condire gli alimenti. La maggior parte del sale che noi assumiamo è già contenuto all’interno di essi (vedi formaggi stagionati, parmigiano e pecorino, impasti per pane e/o pizza, insaccati di vario genere etc.). In ultimo ma non da meno l’attività fisica aerobica. È infatti dimostrato che l’attività fisica aerobica è uno dei migliori regolatori dell’omeostasi pressoria mentre una vita sedentaria rappresenta un’ importante fattore di rischio per ipertensione essenziale.

Trattamento

I farmaci a disposizione per l’ipertensione arteriosa sono davvero molto numerosi ed appartengono a molte categorie che spiegheremo nel dettaglio in sezioni dedicate accessibile anche tramite i link sottostanti. 

Tuttavia il concetto chiave è che la terapia farmacologica non deve mai prescindere dalle norme comportamentali e dietetico alimentari, da un attento diario pressorio e da una consulenza specialistica atta a valutare l’effettiva necessità. 

Classi di farmaci attualmente disponibili:

  • Ace inibitori
  • Sartani
  • Calcio antagonisti
  • Betabloccanti 
  • Alfa litici
  • Diuretici 

 

 

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Dott. Mario Crisci
Cardiologo Emodinamista, esperto in diagnosi e terapia della cardiopatia ischemica

Dirigente Medico I livello
UOC Cardiologia interventistica
AORN dei Colli – Ospedale Monaldi
Napoli