In questo articolo cercheremo di spiegare quali sono i parametri vitali, le alterazioni e le modalità di misurazione.

Queste informazioni sono indirizzate ai pazienti che necessitano di monitorare i propri parametri vitali più volte al giorno anche a domicilio. Seguendo queste piccoli raccomandazioni è possibile rilevare le possibili alterazioni e comunicarle al proprio medico per una migliore diagnosi.

 

FREQUENZA CARDIACA

Quali sono i valori normali?

La frequenza cardiaca viene definita come Il numero dei battiti cardiaci in un minuto.

I valori fisiologici dipendono dall’età anagrafica del soggetto, per questo sono da considerare normali:

  • da 80 a 180 bpm per i neonati;
  • da 80 a 100 bpm per i bambini;
  • da 70 a 110 bpm per gli adolescenti;
  • da 60 a 100 bpm per gli adulti (con una minima differenza tra l’uomo e la donna).

Oltre a cause patologiche, il numero dei battiti dipendono anche da fattori esterni come stress emotivo, attività fisica, pasti e/o il ciclo circadiano (alternanza giorno/notte).

Come può essere monitorata la frequenza cardiaca?

L’elettrocardiogramma è l’esame diagnostico che maggiormente mostra informazioni significative e precise su eventuali alterazioni della frequenza cardiaca, in aggiusta questo parametro può essere rilevato anche in qualsiasi momento posizionando la persona in una posizione comoda, tranquilla con l’arto appoggiato su un piano, dopo un paio di minuti di riposo.

Successivamente bisogna porre i polpastrelli dell’indice e medio, esercitando una lieve pressione, sull’arteria radiale.

La frequenza cardiaca può essere percepita anche su altri diversi distretti vascolari (polsi alternativi):

  • Polso radiale; (convenzionalmente)
  • Polso omerale;
  • Polso femorale;
  • Polso popliteo;
  • Polso pedideo;
  • Polso temporale;
  • Polso apicale attraverso il fonendoscopio posizionato sul torace;
  • Polso carotideo in caso di emergenza poggiando le due dita un paio di cm a destra o sinistra rispetto alla cartilagine cricoidea sotto il muscolo sternocleidomastoideo.

 

Il senso del tatto, oltre alla frequenza, ci permette di ricevere altri importanti caratteristiche, utili per eventuali alterazioni tra cui:

  • Il ritmo: l’intervallo di tempo tra un battito e l’altro che può essere regolare o irregolare.
  • L’ampiezza: può essere ampia o filiforme ed è determinata da fattori quali volume sanguigno, gittata cardiaca (determinata dal prodotto tra frequenza cardiaca e gittata sistolica che rappresenta la quantità di sangue pompata ad ogni battito attraverso ciascun ventricolo) ed elasticità della parate.
  • In presenza di anomalie del ritmo, come l’extrasistole e soprattutto la fibrillazione atriale, la frequenza cardiaca va determinata con l’auscultazione del cuore o come detto in precedenza con l’esame elettrocardiografico e non con la palpazione del polso, in quanto molti battiti “anomali” possono non essere apprezzate al polso per l’insufficiente ondata sfigmica.

Quali sono le alterazioni della frequenza cardiaca?

  • Tachicardia: battiti cardiaci maggiore di 100 b/m

È utile tener presente che in caso di stato influenzale, si ha un aumento di circa 8-10 battiti minuto per ogni grado di elevazione della temperatura corporea;

  • Bradicardia: battiti cardiaci minore di 60 b/m

Per maggiori approfondimenti cliccare su BRADICARDIA e TACHICARDIA.

 

FREQUENZA RESPIRATORIA

Che cosa è la frequenza respiratoria e quali sono i valori normali?

La frequenza respiratoria rappresenta il numero degli atti respiratori in un minuto.

Ogni atto respiratorio è formato da una fase d’inspirazione e una fase d’espirazione.

La respirazione si effettua in modo meccanico in un ciclo bifasico:

  • Inspirazione, il movimento che permette di attrarre l’aria esterna nei polmoni;
  • Espirazione, che al contrario, è un fenomeno nel quale il rilassamento del diaframma, l’elasticità dei polmoni provoca l’espulsione dell’aria carica di anidrite carbonica verso l’esterno riprendendo la posizione iniziale.

L’aria entra nei polmoni quando la pressione all’interno è inferiore alla pressione atmosferica. Al contrario, l’aria viene espulsa quando la pressione è maggiore rispetto a quella atmosferica.

La frequenza respiratoria va valutata quindi in relazione all’espansione e retrazione della gabbia toracica, in tal caso il volume di aria che entra o esce dai polmoni in un atto respiratorio a riposo (volume respiratorio) varia dai 300 ml ai 500 ml circa.

I valori della frequenza respiratoria sono legati all’età:

Quali sono le sue alterazioni?

Come per la frequenza cardiaca anche per quella respiratoria il valore viene influenzato da una serie di fattori fisiologici come uno sforzo fisico o uno stress emotivo.

Per verificare i bisogni assistenziali di un paziente possono essere presi in considerazione alcuni segni respiratori:

  • La tachipnea è l’aumento della frequenza respiratoria, mentre una sua diminuzione indica la bradipnea.
  • La dispnea avviene quando c’è sensazione soggettiva di difficoltà a respirare; rappresenta uno dei sintomi principali delle patologie dell’apparato respiratorio ma anche cardiovascolare. In base all’eziologia (causa) questa condizione può essere distinta in dispnea cardiaca, dispnea respiratoria e dispnea psicogena. La prima può essere dovuta a patologie che interessano il pericardio, il miocardio, l’endocardio, le valvole cardiache e i grossi vasi. Quella respiratoria può derivare da patologie che interessano il sistema nervoso centrale e periferico, la gabbia toracica, i muscoli respiratori, la pleura, il circolo polmonare, il parenchima polmonare e le vie aeree. Infine la dispnea psicogena consiste in una condizione di iperventilazione correlata a uno stato di ansia.
  • Apnea: assenza di atti respiratori che indica una situazione di emergenza.
  • Iperventilazione: Aumento della ventilazione polmonare per maggiore frequenza e profondità degli atti respiratori. Si osserva dopo sforzi, in stati tossici, infettivi e in caso di tensione emotiva provocando una diminuzione dell’anidride carbonica nel sangue.
  • Ipoventilazione: è la diminuzione degli atti respiratori e di conseguenza della quantità d’aria che circola nei polmoni. In genere è causata da: una malattia polmonare, uno stadio relativamente grave di insufficienza respiratoria o condizioni di asfissia. Può determinare una riduzione della frequenza o dell’ampiezza dei movimenti respiratori, un aumento dei livelli di anidride carbonica (ipercapnia) e di conseguenza un’eccessiva acidità del sangue (acidosi).
  • Cheyne-Stokes è una condizione caratterizzata da una serie di respiri, dapprima superficiali, che aumentano gradualmente di ampiezza fino a un’acme, per poi ridursi progressivamente raggiungendo una fase apnoica della durata di alcuni secondi.

 

Come viene misurata la frequenza respiratoria?

Il numero degli atti respiratori vengono rilevati semplicemente attraverso l’osservazione della gabbia toracica in fase di espansione e retrazione o poggiando il palmo della mano sullo sterno e contando gli atti respiratori per un minuto.

 

TEMPERATURA CORPOREA

Che cosa è la temperatura corporea?

Questo parametro viene definito come il grado di calore del nostro corpo.

Fisiologicamente è espressione dei processi di dispersione, conservazione e produzione di calore.

Tra le principali cause di termogenesi (produzione di calore) ricordiamo il metabolismo basale (energia necessaria per mantenere le funzioni metaboliche vitali di base come la respirazione, circolazione sanguigna, digestione etc), l’azione dinamica specifica degli alimenti, l’attività muscolare e lo stress emotivo. La dispersione del calore può avvenire invece per convenzione, conduzione, radiazione/irraggiamento ed evaporazione.

 


Lo sapevi che……

La conduzione è il passaggio di calore fra due corpi di temperatura diversa in contatto attraverso una superficie. Per convezione, invece, si intende il trasferimento di calore da un corpo ad una fonte che si muove attraverso di esso (correnti di aria od acqua). Il principio dell’irraggiamento si basa sul trasferimento di calore tra due soggetti a temperatura differente che non si trovano in contatto. Per intenderci gli organismi viventi ricevono calore per irraggiamento principalmente dal Sole, ma anche da altri corpi caldi che li circondano. L’evaporazione consiste nel passaggio di una sostanza dallo stato liquido a quello di vapore. Nel momento in cui questo fenomeno avviene, l’acqua viene persa attraverso la sudorazione determinando perdite insensibili attraverso la cute e la respirazione (meccanismo significativo per un corretto bilancio idrico per i pazienti affetti da scompenso).


Quali sono i valori temperatura corporea?

La temperatura normale dell’organismo umano è considerata 37°C, ma piccole variazioni, in genere comprese tra 36,5°C e 37,4°C, si possono avere anche in condizioni normali, in rapporto alla sede in cui la temperatura viene rilevata, al momento della giornata, alla età del soggetto (per esempio il neonato ha una temperatura di circa 1°C superiore a quella dell’individuo adulto), all’attività muscolare.

In tal caso è necessario distinguere la temperatura esterna da quella interna per evitare errori che possano portare a una diagnosi sbagliata.

La temperatura esterna comprende quella ascellare ed inguinale che oscillano tra i 36 ed i 37°C.

La temperatura interna invece è rappresentata da quella del cavo orale che registra normalmente un valore compreso tra i 36,5 ed i 37,5°C, la temperatura timpanica che è una zona altamente irrorata e presenta valori leggermente più alti rispetto alla temperatura orale.

Infine la temperatura rettale, considerata tra tutte la meglio rappresentativa della temperatura centrale, è solitamente pari a 37-37,5°C.

 

Come viene misurata la temperatura corporea?

L’unità di misura è il grado celsius e viene misurata con il termometro digitale o quello a infrarossi (ThermoScan) mentre i termometri a mercurio sono stati rimossi dal mercato per la tossicità legato a questo componente.

Se usiamo quello digitale bisogna aspettare il segnale di azzeramento del termometro prima di iniziare la misurazione e va mantenuto tradizionalmente in sede per almeno un paio di minuti, i dispositivi di nuova generazione sono dotati di un timer interno che produce un segnale al termine della misurazione.

I termometri a infrarossi o ThermoScan sono dispositivi che misurano la temperatura senza contatto in pochi secondi. Nell’opinione comune questi dispositivi non garantiscono un alto grado di affidabilità. Tuttavia, in realtà, bisogna solo osservare alcune regole di base per evitare clamorosi errori di misura.  Ad esempio la polvere, la pioggia e il vapore rappresentano componenti di disturbo essendo la misurazione a infrarossi una misurazione di superficie. A tal proposito si consiglia di rimuovere questi ostacoli, pulendo sia la superficie da misurare che il termometro stesso. Inoltre questi dispositivi sono dotati di sensori di temperatura “a contatto” e se la temperatura dell’ambiente dove si effettua la misura è differente dalla temperatura dell’ambiente dove era riposto lo strumento, ci vorrà del tempo prima che i sensori siano di nuovo settati correttamente. Anche se non di molto questo aspetto incide sulla misurazione finale.

La modalità di misurazione a infrarossi è consigliabile utilizzarla per reclutare un maggior numero di valori in un breve arco di tempo.

Dopo aver descritto i vari tipi di termometri e il loro campo d’azione, andremo ad approfondire la corretta modalità di misurazione della temperatura nelle diverse superficie del nostro corpo.

La temperatura interna del cavo orale va misurata a labbra chiuse e con il bulbo del termometro posizionato tra la guancia e la gengiva o in sede sottolinguale nei pressi del frenulo evitando di ingerire cibi freddi o caldi una mezz’ora prima della misurazione.

La temperatura rettale si misura normalmente ad una profondità standard di circa 5 centimetri ed è sconsigliato utilizzare tale metodica per quei pazienti che hanno subito interventi al retto e/o quando l’ampolla rettale è piena di feci.

Per quanto riguarda la temperatura esterna, nel cavo ascellare o femorale, preventivamente asciugato dal sudore, il termometro va mantenuto a braccio addotto e con il bulbo aderente alla superficie cutanea.

Indipendentemente dalla sede in cui viene determinata e le raccomandazioni specifiche precedentemente descritte, la temperatura corporea andrebbe misurata dopo circa mezz’ora di riposo assoluto, evitando il contatto del termometro con zone dove sono presenti processi infiammatori per non soccombere in valori non reali.

 

Quali sono le alterazioni della temperatura corporea?

I stati di alterazione della temperatura corporea possono essere fisiologici o patologici e sono rappresentati da:

  • Febbre: aumento della temperatura dell’organismo, dovuto ad una alterazione dei meccanismi di regolazione della temperatura corporea. È caratterizzata da una fase di insorgenza, di acme e di discesa.

Normalmente il mantenimento di una temperatura costante avviene attraverso meccanismi delicati, regolati da centri nervosi (centro termico) situati nell’ipotalamo che controllano la produzione del calore e la sua dispersione. L’alterazione dell’equilibrio tra la produzione e la dispersione del calore può essere provocata da diversi fattori: sostanze di origine batterica, malattie di ghiandole endocrine, lesioni dei centri nervosi.

Il meccanismo sostanziale che diversifica il rialzo termico fisiologico da quello patologico è rappresentato dalla capacità di liberare una sostanza, chiamata pirogeno endogeno, dai globuli bianchi circolanti, particolarmente dai neutrofili, in grado di alterare i meccanismi termoregolatori a sede ipotalamica.

  • Ipertermia: innalzamento della temperatura (come per esempio può verificarsi dopo un intenso sforzo fisico o un esposizione prolungata al sole)
  • Ipotermia: abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei valori normali.

Si può osservare nell’assideramento, e in diverse situazioni patologiche nelle quali sono rallentati i processi che determinano la produzione di calore.

L’organismo umano può tollerare senza danni permanenti temperature corporee anche notevolmente basse (20-24° C): in queste condizioni si ha un rallentamento di tutti i processi metabolici, un abbassamento della pressione sanguigna, un rallentamento del battito cardiaco, ed anche la perdita della coscienza. Si parla di ipotermia profonda quando la temperatura viene abbassata in maniera significativa. Ciò permette di arrestare per un certo tempo la circolazione, consentendo interventi chirurgici altrimenti impossibili (interventi sul cervello, o interventi cardiochirurgici a cuore aperto).

 

PRESSIONE ARTERIOSA

Che cosa è la pressione arteriosa? Quali sono i valori normali e le sue alterazioni?

La pressione arteriosa è un importante parametro del funzionamento cardio-vascolare.

Abbiamo pubblicato nell’articolo IPERTENSIONE un approfondimento sulla definizione della pressione arteriosa.

 

Quali dispositivi utilizzare e come rilevare i valori della pressione arteriosa?

La pressione può essere rilevata con la modalità invasiva o non invasiva, a tal proposito in base alla scelta del metodo, è possibile praticarla sia in ospedale da operatori sanitari che a domicilio da soggetti laici non sanitari.

Queste metodiche sono approfondite in un articolo a parte in quanto è un argomento che suscita un interesse particolare ai paziente che presenta un alterazione della MISURAZIONE PRESSIONE ARTERIOSA.

 

SATURAZIONE

Che cosa è la saturazione?

La saturazione dell’ossigeno è il termine utilizzato per definire la percentuale di globuli rossi saturi (legati) di ossigeno e viene indicata con la sigla SpO2.

I valori fisiologici variano dal 95% al 100%. Se il paziente presenta valori inferiori a quelli indicati in precedenza, la situazione in cui si presenta viene definita ipossia che in base al grado viene classificata in diverse categorie:

  • lieve, quando i valori sono compresi fra 91% e il 94%
  • moderati, quando oscillano tra 86% e il 90%
  • grave, quando i valori sono inferiori all’85%

In caso di ipossia, il paziente necessita di un adeguata OSSIGENOTERAPIA attraverso un monitoraggio continuo dei valori respiratori e ventilatori.

 

Come misurare la saturazione?

La saturazione dell’ossigeno può essere misurata tramite pulsiossimetro e il prelievo di sangue arterioso (emogasanalisi).

L’emogasanalisi arteriosa è un esame diagnostico utile per fornire una lettura più precisa della saturazione e prevede l’estrazione di sangue dall’arteria radiale del polso.  Questo è molto utilizzato in ambito ospedaliero in quanto i risultati sono disponibili in pochi minuti.

Il pulsiossimetro o saturimetro è un dispositivo per la misurazione continua della saturazione e della frequenza cardiaca formato da una sonda, a pinza o adesiva, posizionata su un dito o lobo dell’orecchio, e da un unità di calcolo che consenta la visualizzazione della misura tramite il monitor.

 


Lo sapevi che…….

Generalmente tale dispositivo è regolato da un sistema di lettura a diodi (controllo della direzione del flusso di corrente). Ogni diodo ha due terminali che sono rappresentati normalmente dal lato ungueale e dal lato palmare di un dito oppure dal lobo di un orecchio.

Il principio si basa sulla misurazione della quantità di luce trasmessa dai due diodi attraverso i tessuti. L’emoglobina ossigenata, assorbe la luce e conoscendo la quantità di luca iniziale e finale, il dispositivo è in grado di calcolare la saturazione di ossigeno del paziente.

Per questo motivo una circolazione posta troppo in profondità non può essere attraversata dal fascio di luce e quindi la misurazione non può essere effettuata.


 

Questa apparecchiatura non ha un’affidabilità totale in quanto ci possono essere dei fattori che possono interferire con il risultato;

  • errato posizionamento del sensore
  • movimento del sensore
  • presenza di smalto
  • intossicazione da monossido di carbonio
  • ipotermia

 

Che cosa è il capnometro?

Il principale scopo della ventilazione è assicurare l’apporto di ossigeno e la rimozione dell’anidride carbonica.

A tal proposito quando si parla di saturazione, è utile monitorare anche la concentrazione di CO2 definita end-tidal CO2 (EtCO2).

Questa misurazione viene applicata per:

  • corretto posizionamento del tubo endotracheale;
  • monitoraggio della ventilazione;
  • indicatore prognostico nell’arresto cardiaco;

In molti manuali questi sono i parametri vitali maggiormente citati ma nella pratica clinica ci sono altri valori come la GLICEMIA e il BILANCIO IDRICO che devono essere monitorati in quanto una loro alterazione può determinare un peggioramento dello stato di salute del paziente.

 

 

Dott. Antonio Sannino

Infermiere

Cardiologia Vanvitelli – Azienda dei Colli – Monaldi (NA)