Il numero di impianti di pacemaker e defibrillatori è significativamente aumentato nell’ultima decade a causa delle nuove indicazioni emerse dai risultati dei grandi studi clinici.

Il follow­-up di questi pazienti (clinico e del dispositivo), parte  integrante  del  processo  terapeutico,  è  responsabilità del centro impiantatore e prevede controlli ambulatoriali periodici ogni 6 mesi.

Questo determina un carico di lavoro crescente in maniera esponenziale per i centri di elettrostimolazione difficilmente sostenibile a breve e medio termine.

Un limite importante dei follow­ up tradizionali è appresentato dall’acquisizione ritardata delle informazioni  diagnostiche  memorizzate  dal  dispositivo che se acquisite tempestivamente possono invece facilitare un intervento clinico rapido con  conseguenti benefici per il paziente.

 

 

L’introduzione del monitoraggio remoto nella pratica clinica richiede l’utilizzo di nuovi  modelli  organizzativi. L’uso della telemedicina rappresenta un atto medico,  ma a differenza delle visite tradizionali in ospedale,  diversi  attori entrano in gioco: elettrofisiologi,  infermieri,  tecnici,  fornitori del servizio, cardiologi clinici.

 

L’AIAC ha sviluppato attraverso la sua Area di Telecardiolologia un  modello  organizzativo  specifico. In questo modello, ogni paziente è assegnato  a un  infermiere responsabile per la continuità delle cure.

In dettaglio i compiti dell’infermiere  includono l’educazione e l’addestramento del paziente, l’inserimento dei dati nel sito  web, la revisione delle trasmissioni con screening dei dati e identificazione delle criticità da mostrare al medico, il contatto continuo con il paziente con verifica della compliance e dei benefici della terapia.

Ogni infermiere responsabile riferisce a un  medico referente, responsabile del consenso informato, della supervisione del processo e della gestione clinica.

 

Come avviene il monitoraggio remoto dei dispositivi impiantabili?

 Al paziente viene fornito un dispositivo di contenute dimensioni da posizionare sul comodino o in prossimità della sede di riposo notturno. Tale dispositivo ogni notte, ad un orario stabilito, tramite connessione bluetooth si mette in comunicazione con il pacemaker/defibrillatore acquisendo tutte le informazioni e inviandole al centro di monitoraggio.

Corre l’ obbligo di sottolineare che, qualora il paziente decidesse di dormire in altra sede, non è obbligato a portare con sé il dispositivo. In tal senso il dispositivo di monitoraggio, non trovando il paziente, lo ricercherà la notte successiva e così via. Per l’ attivazione del monitoraggio è sufficiente collegare il dispositivo alla presa della corrente, il centro impiantatore si occuperà dell’ attivazione del servizio. Il servizio non prevede alcun costo per il paziente.

Sono possibili due tipi di intervento da remoto: controllo e  monitoraggio.

  • Il controllo a distanza consiste nella verifica periodica dei parametri elettrici dei dispositivi, senza che il paziente sia fisicamente presente nell’ ambulatorio, come l’integrità della batteria, la normalità dell’impedenza correlata all’ integrità del o degli elettrocateteri, la capacità da parte del “device” di sentire (sensing) e di stimolare (pacing) efficacemente il cuore.
  • Il monitoraggio a distanza è la verifica in ogni momento degli allarmi elettrici e clinici, come la frequenza cardiaca, così da permettere in modo tempestivo un eventuale intervento in caso di necessità. Ad esempio nei pazienti portatori di defibrillatore sono diagnosticabili a distanza terapie inappropriate o inefficaci.

Controllo e monitoraggio a distanza: vantaggi

Il monitoraggio remoto dei dispositivi impiantabili contribuisce a:

  • identificare precocemente i problemi del dispositivo e degli elettrocateteri
    (malfunzionamenti);
  • identificare precocemente il peggioramento dello stato clinico del paziente (analisi dei trend delle aritmie atriali e ventricolari, variabilità della frequenza cardiaca);
  • ridurre i controlli ospedalieri, in modo che il paziente si debba recare il meno possibile in ospedale.

Normalmente viene effettuato un controllo ospedaliero ogni 6 mesi, il monitoraggio remoto consente di fare uno solo controllo all’anno, gli altri controlli vengono eseguiti a distanza ogni tre mesi.

Quando è attivo il monitoraggio remoto che tipo di messaggio arriva all’ operatore sanitario?

Dal sistema possono essere inviati due tipi di messaggi:

  • La trasmissione programmata, che corrisponde a un report dei parametri di funzionalità del dispositivo;
  • Invece nel caso di allarmi particolari, come aritmie gravi per il paziente o segni di malfunzionamento del dispositivo, arriva un alert diverso, al di fuori da quello programmato, che ci invita a intervenire in tempi ristrettissimi.

Occorre sottolineare che tale sistema di monitoraggio non costituisce un intervento di emergenza o di primo soccorso, in caso di malessere il paziente deve recarsi prontamente presso il più vicino pronto soccorso.

 

Controllo e monitoraggio remoto: un vantaggio per tutti

Attualmente tutti i moderni dispositivi hanno la possibilità di beneficiare di un  monitoraggio remoto. Nella nostra UOSD di “Diagnostica Aritmologica delle patologie Neuromuscolari e Cardiologica Integrata”, diretta dal Prof. Gerardo Nigro, il monitoraggio remoto è possibile per tutti i dispositivi e riservato soprattutto ad una specifica categoria di pazienti (es. pazienti affetti da malattie neuromuscolari, allettati o residenti fuori regione) per i quali risulta difficile, gravoso o addirittura impossibile uno stretto controllo ambulatoriale.

 

Contatta l’ esperto in merito a questo argomento.

 

Dott.ssa Chiara Donno

Coordinatrice infermieristica
UOSD di “Diagnostica Aritmologica delle patologie Neuromuscolari e Cardiologica Integrata”
AORN dei Colli – Ospedale Monaldi
Napoli