Non sembra una notizia reale eppure è proprio così. Una recentissima indagine della società italiana di Cardiologia ha evidenziato che nella settimana dal 12 al 19 marzo di quest’anno si è registrata una riduzione del numero dei ricoveri e di procedure per infarto del miocardio del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. 

Dal momento che la frequenza della patologia (infarto del miocardio) ovviamente non si è modificata di colpo, l’unica causa verosimile è che i pazienti sottostimino sintomi di allarme o li ignorino per la paura di infettarsi presso il presidio ospedaliero più vicino. 

Il professore Ciro Indolfi, presidente della società italiana di Cardiologia, in un’intervista al giornale “La Repubblica” afferma che sono in riduzione anche i ricoveri per altre rilevanti patologie cardiache e sottolinea come la cardiopatia ischemica, non debba essere sottovalutata perché potenzialmente fatale al pari (se non peggio) del coronavirus. 

È fondamentale pertanto non sottovalutare i sintomi tipici dell’infarto del miocardico, e delle patologie cardiovascolari e recarsi in pronto soccorso per le cure ed accertamenti del caso. 

Le moderne tecniche di rivascolarizzazione e le nuove terapie farmacologiche hanno ridotto in modo molto significativo la mortalità per sindrome coronarica acuta. Tuttavia, Il mancato trattamento di un infarto del miocardio non solo può essere fatale ma aumenta in modo significativo il danno cardiaco correlato all’evento con una maggiore probabilità di sviluppare complicanze meccaniche e scompenso cardiaco. 

Appare opportuno pertanto non solo informare i pazienti sull’importanza del trattamento rapido dell’infarto miocardico ma anche di tranquillizzare tutti gli utenti sulla sicurezza dei nostri presidi ospedalieri, garantendo percorsi differenziati, protocolli di sicurezza e dispositivi di protezione individuale. 

Attualmente quasi tutti i presidi ospedalieri si sono dotati di tende esterne per il triage dei pazienti con sospetto coronavirus, e le società scientifiche hanno sviluppato linee guida e consigli per limitare al minimo il rischio di contagio sia del personale sanitario che degli altri pazienti. 

La paura che attanaglia l’ambiente medico è che tale situazione non sia valida solo per la cardiologia ma anche per altre patologie altrettanto pericolose (polmonari, tumorali, gastrointestinali etc). 

L’emergenza sanitaria globale che ci ha colpito sta già provocando parecchi decessi ai quali non devono aggiungersi ulteriori morti per patologie che potrebbero essere tranquillamente trattate in modo risolutivo nei nostri presidi ospedalieri.

 

Dott. Mario Crisci
Cardiologo Emodinamista, esperto in diagnosi e terapia della cardiopatia ischemica

Dirigente Medico I livello
UOC Cardiologia interventistica
AORN dei Colli – Ospedale Monaldi
Napoli