Tutti ricordiamo la vicenda di Davide Astori, il calciatore 31enne la cui vita fu stroncata durante la notte da un arresto cardiaco dovuto ad un’aritmia chiamata fibrillazione ventricolare. L’ex capitano della Fiorentina era affetto da una malattia killer invisibile, la cardiomiopatia aritmogena, che ha causato l’aritmia e, quindi, la sua tragica scomparsa.

Come Astori, molti altri sportivi hanno perso improvvisamente la vita a causa di cardiopatie che non sapevano di avere, dai calciatori Piermario Morosini, Antonio Puerta e Marc Vivien Foé, al pallavolista Vigor Bovolenta, al giocatore di hockey Darcy Robinson, al nuotatore Dale Oen, e la lista sarebbe ancora lunga.

Tutte queste morti sono da attribuire a cardiopatie silenti, spesso difficili da diagnosticare, perché mascherate da cambiamenti fisiologici, cioè naturali, a cui va incontro il cuore dello sportivo.

In effetti, il cuore dei soggetti che compiono attività fisica regolare, amatoriale o professionale, va incontro ad una serie di adattamenti morfologici e funzionali noti come “cuore d’atleta”.

Nelle sue espressioni più marcate, il cuore d’atleta può somigliare al cuore di alcune malattie cardiache (cardiomiopatia ipertrofica, dilatativa, aritmogena, miocardio non compatto). In questi casi diventa importante, anche se non sempre semplice, distinguere tra il naturale rimodellamento del cuore e la malattia, e stabilire se dietro al cuore d’atleta si nascondono condizioni patologiche.

 

Screening cardiologico di primo livello

Lo screening di primo livello dello sportivo consiste nell’effettuare presso un medico dello sport o un cardiologo le seguenti indagini:

– una visita cardiologica, che include la raccolta della storia clinica e l’esame fisico;

– un elettrocardiogramma (ECG) standard a 12 derivazioni.

 

Visita cardiologica

Un atleta sano è generalmente asintomatico. Durante la visita, esistono alcune condizioni cliniche che devono spingere il medico a richiedere indagini più approfondite (di secondo livello).  Tra le principali condizioni troviamo:

– storia familiare di morte cardiaca improvvisa o di cardiomiopatia;

palpitazioni (percezione di battiti cardiaci accelerati nel petto);

– sincope (svenimento, perdita di coscienza);

dolore toracico;

soffi al cuore o altri rumori cardiaci;

– habitus marfanoide.

 

Elettrocardiogramma

L’ECG standard degli atleti mostra spesso delle “alterazioni” che sono frutto dell’adattamento naturale del cuore all’allenamento fisico.

Le alterazioni più frequenti (fino all’80% dei casi), che non devono destare preoccupazione, sono bradicardia sinusale, blocco atrio-ventricolare di primo grado, segni di ripolarizzazione precoce e segni di ipertrofia del ventricolo sinistro.

Le anomalie che, invece, meritano necessariamente ulteriori valutazioni diagnostiche, poiché potrebbero riflettere la presenza di una patologia cardiaca sottostante, sono le seguenti:

– sottoslivellamento del segmento ST e/o inversione dell’onda T;

– onde Q patologiche;

– ritardi di conduzione intraventricolare (es. blocco di branca sinistra completo, blocco bifascicolare, ritardi di conduzione intraventricolare aspecifici);

– segni di pre-eccitazione ventricolare;

– intervallo QT lungo o corto;

– aritmie ventricolari.

Infine, esistono alterazioni elettrocardiografiche di significato incerto negli atleti (es. ingrandimenti atriali, deviazioni assiali, ipertrofia ventricolare destra), che possono indurre il medico a richiedere esami di secondo livello, soprattutto in presenza di una visita cardiologica non del tutto normale.

 

Screening cardiologico di secondo livello

Se la visita cardiologica e/o l’ECG dello sportivo risultano sospetti, è utile procedere con esami diagnostici di secondo livello, in particolare l’ecocardiogramma e la risonanza magnetica cardiaca.

 

Ecocardiogramma

L’ecocardiogramma è uno step più avanzato che permette di valutare in maniera non invasiva la struttura e la funzione del cuore dello sportivo.

Il cuore d’atleta è, generalmente, un cuore rimodellato. Il rimodellamento consiste in un aumento armonioso delle dimensioni cardiache, che coinvolge gli atri ed i ventricoli, ed è più marcato negli atleti che fanno sport di resistenza (es. ciclismo, nuoto, corsa, canottaggio, ecc.) rispetto a quelli che praticano sport di potenza (es. sollevamento pesi, pugilato, wrestling, judo, lancio del peso, ginnastica artistica, ecc.) o sport misti (es. basket, pallavolo, tennis, calcio, ecc.). Gli sport di resistenza, infatti, richiedono un intenso lavoro da parte del cuore protratto nel tempo.

L’ipertrofia miocardica, cioè l’aumento degli spessori delle pareti cardiache, è compresa nel rimodellamento ed è molto comune nel cuore d’atleta. Di solito, lo spessore delle pareti del ventricolo sinistro di uno sportivo di razza Caucasica non supera i 12 mm e nel 2% dei casi può arrivare a 16 mm (al di sopra diventa forte il sospetto di cardiomiopatia ipertrofica).

Nonostante l’aumento delle cavità e degli spessori di parete delle camere cardiache, in un atleta sano la funzione del cuore è normale. Una ridotta funzione cardiaca deve essere un campanello d’allarme per esistenza di patologia sottostante e, pertanto, merita ulteriore approfondimento.

La maggior parte degli adattamenti indotti dall’attività sportiva regredisce dopo una temporanea sospensione dell’esercizio fisico di 9-12 settimane (il cosiddetto decondizionamento). La prova del decondizionamento fisico può essere molto utile per fare diagnosi differenziale tra cuore d’atleta e malattia cardiaca: se, dopo circa 3 mesi di astensione da ogni allenamento, gli adattamenti del cuore regrediscono totalmente (o quasi), la condizione patologica può essere ragionevolmente esclusa.

Qualora il cardiologo lo ritenga opportuno ed in caso di ambiguità dei risultati fino a quel momento ottenuti, è possibile proseguire l’iter diagnostico dell’atleta con un’ecocardiografia da stress, o con nuove tecnologie ecocardiografiche non invasive, non utilizzate di routine, tra cui l’ecocardiografia “speckle tracking” e lo studio tridimensionale del cuore.

 

Risonanza magnetica cardiaca

La risonanza magnetica cardiaca fa parte delle indagini di secondo livello non invasive che servono a studiare la morfologia e la funzione del cuore d’atleta nel caso si ipotizzi una malattia cardiaca.

Nello specifico, la risonanza riveste un ruolo fondamentale nel sospetto di cardiomiopatie, in particolare di cardiomiopatia aritmogena, dove fornisce informazioni utili su volume, forma e funzione del ventricolo destro.

La risonanza magnetica cardiaca è anche il metodo migliore per individuare la fibrosi miocardica, cioè la presenza di cicatrici che si trovano solo in cuori malati, mentre sono generalmente assenti nei cuori sani degli atleti.

Infine, nel sospetto di malattia aterosclerotica delle coronarie (accumulo di grasso nelle arterie che portano nutrimento al cuore) o di origine o decorso anomalo delle coronarie può essere utile eseguire una tomografia computerizzata cardiaca (TAC cardiaca).  La tomografia computerizzata non è un esame di prima scelta per i giovani atleti, in quanto, a differenza dell’ecocardiogramma e della risonanza magnetica, prevede l’esposizione a radiazioni.

 

Idoneità allo sport negli atleti con malattie cardiovascolari

Non necessariamente l’esistenza di anomalie cardiovascolari preclude la possibilità di praticare esercizio fisico, che è un elemento inalienabile dello stile di vita moderno, nonché un mezzo efficace per mantenere e migliorare lo stato di salute. L’attività fisica è, anzi, incoraggiata come componente importante della terapia di quasi tutte le malattie cardiovascolari.

Su questa premessa, le principali Società Cardiologiche Italiane (SIC Sport, SIC, ANMCO ed ANCE) e la Federazione Medico Sportiva Italiana, hanno stilato dei protocolli cardiologici, denominati protocolli COCIS, finalizzati a stabilire l’idoneità sportiva agonistica in atleti con anomalie cardiovascolari. I protocolli COCIS sono periodicamente aggiornati sulla base delle evidenze della letteratura scientifica internazionale, e rappresentano un modello di riferimento di cui il medico dello sport ed il cardiologo possono avvalersi nella loro pratica clinica.

Anche la Società Europea di Cardiologia, per la prima volta nel 2020, ha pubblicato delle linee guida uniche nel loro genere, dove sono raccolte tutte le evidenze scientifiche e le raccomandazioni per la partecipazione all’attività sportiva, ricreativa o competitiva, di atleti affetti da malattie cardiovascolari.

Per ulteriori approfondimenti in merito all’ idoneità sportiva nei pazienti cardiopatici ti invitiamo a guardare al seguente link l’ intervista rilasciata a CardiologiaOggi dal dott. Antonello D’ Andrea, membro della federazione medico sportiva italiana, che ha partecipato come autore alla stesura dei protocolli COCIS  per l’idoneità cardiologica dello sport.

 

Contatta l’esperto in merito a questo argomento.

 

Dott.ssa Simona Sperlongano
Cardiologo, specialista in Ecocardiografia Transtoracica e Transesofagea applicata allo studio delle Valvulopatie, Cardiomiopatie e Malattie del pericardio

UOC Cardiologia e UTIC
Università della Campania L. Vanvitelli
AORN dei Colli – Ospedale Monaldi
Napoli

 

Dott.ssa Raffaella Scarafile
Cardiologo, specialista in Ecocardiografia Transtoracica e Transesofagea applicata allo studio delle Valvulopatie, Cardiomiopatie e Malattie del pericardio

UOC Cardiologia
Presidio Ospedaliero “Umberto I”
Nocera Inferiore
Salerno